Band in Rassegna

Band in Rassegna 2013
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BAND n. 6 – WEB: http://www.collettivoginsberg.com
Nome Band: COLLETTIVO GINSBERG

Titolo brano:
IL PRESENTE

Originalità

Estetica

Esecuzione

475

1472

163


TOTALE

2110

Formazione della Band:
Cristian Fanti – voce Federico Visi – chitarra Alberto Bazzoli – piano, organo Gabriele Laghi – contrabbasso Eugenioprimo Saragoni – batteria

Note della Band:
IL PRESENTE (youtube) http://youtu.be/JCSIBwnTPT8 Collettivo Ginsberg è un progetto musical-letterario nato, in terra di Romagna, nel 2004 dall’incontro tra Cristian Fanti e Andrea Rocchi. Il collettivo cambia diversi elementi nel corso degli anni, fino a trovare stabilità con l’attuale quintetto composto da Cristian Fanti (voce), Federico Visi (chitarre elettriche, Moog), Alberto Bazzoli (pianoforte, organo, Fender Rhodes), Gabriele Laghi (contrabbasso) ed Eugenioprimo Saragoni (batteria, percussioni). La furia creativa si concretizza nel 2008 con i primi due dischi autoprodotti: I refuse to give up my obsession e Pregnancy; nel 2009 la formazione si amplia e nasce Tutti sono seri tranne me, terza autoproduzione del gruppo. Dopo diverse recensioni e i primi passaggi in radio, gli ormai sette elementi del gruppo si dedicano, nel 2010, prevalentemente al live partecipando, inoltre, all’ultima giornata del festival MiAmi al Circolo Magnolia di Milano. La vita entra senza chiedere permesso: nel 2011 la band implode (Andrea, co-fondatore, diventa padre e si trasferisce, lontano). Urgono scelte: cambio di formazione, cambio di repertorio. Il gruppo, assieme al produttore Marco Bertoni (Confusional Quartet) inizia un lungo ma terapeutico lavoro su nuove composizioni in italiano e dialetto romagnolo. Il “no wave voodoo blues” del Collettivo Ginsberg cerca di scavare a dieci mani sonorità future nella tradizione rock, evocando influenze che vanno dal blues e jazz in cui parte della band è cresciuta in Romagna e altrove – Alberto Bazzoli (pianoforte/organo) e Eugenioprimo Saragoni (batteria/percussioni) hanno un album blues alle spalle con il laboratorio/band Bloozeheadz, pubblicato da Crotalo nel 2009, e un’educazione musicale che vede protagonisti il maestro Pippo Guarnera, il Conservatorio di Ferrara e frequentazioni e workshop dal Naima Club di Forli’ a Umbria Jazz, esperienze all’estero in Turchia e Marocco, e collaborazioni con Massimo Sbaragli, Little Paul Venturi, J. Monque’d (New Orleans) e altri musicisti importanti – e combinando queste radici pulsanti di nuda umanità con parti dell’avanguardia musicale contemporanea. Federico Visi (chitarra e synths) ha coltivato il suo talento musicale prevalentemente in Italia e Norvegia. Ha frequentato l’Accademia Pianistica Internazionale di Imola e l’Accademia Internazionale della Musica di Milano. Compositore e musicista, collabora con diverse realtà in ambiti di cinema, danza e teatro contemporaneo. Federico ha lavorato come sound artist per innumerevoli compagnie teatrali, film maker e organizzazioni internazionali in Italia e Norvegia, compresa un’importante campagna a livello mondiale contro le bombe a grappolo per la Norwegian People’s Aid. Influenze piu’ balcaniche e mediorentali vengono dal contrabbassista del gruppo, Gabriele Laghi, con le sue esperienze in Zampanò e Spartiti per Scutari (dove ha la fortuna di conoscere il Maestro Bardh Jakova); mentre il Collettivo non esisterebbe affatto senza Cristian Fanti e i suoi collage onirico-letterari che riportano alla vita e ricontestualizzano testi che vanno dalla poesia beat alla tradizione dialettale romagnola e Italiano-antica. I testi riflettono la ricerca di uno stile letterario ben definito, con richiami a contenuti onirici e riflessivi della poesia beat. Come veri e propri ladri da sgabuzzino (cit. Brion Gysin) non è stato fatto altro che applicare la tecnica del montaggio – il supremo onore e la benedizione del furto, ispirato e devoto – alla scrittura (cut-up, già teorizzato dai dadaisti all’inizio del secolo scorso) accostando brandelli di scritti originali a brandelli di altri autori (A. Ginsberg, P. P. Pasolini, H. Miller, T. Guerra, C. Bukowski, D. Campana, J. Saramago ecc.), disarticolati e decontestualizzati per assumere una nuova valenza descrittiva e semantica. Uno scrittore non possiede le parole più di quanto un pittore possieda i colori (cit. William Burroughs). La musica ha radici mulatte, profonde e articolate. Spesse di una corteccia scura come il vino, odorante di acida linfa. Densa. Sanguigna. Il tronco è una discarica di lamiera abbagliante, un’accozzaglia di storia deforme, una ricerca pagana della nuda avanguardia. Obbligati a descrivere il mai visto si cerca conforto nella voce di Muddy Waters: il blues è il modo migliore per parlare della sofferenza, della gioia e della verità. Immaginatevi in una stanza. La porta aperta si affaccia su uno stretto corridoio in penombra: il Passator Cortese e Giuseppe Ungaretti che, trascinanti una morrisoniana ombra, precedono un Mazapégul (essere mitologico della tradizione romagnola, ndr) che porta in braccio e’ Sgnôr ed una pianta carnivora vestita di porpora.


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