Intervista di Beatrice Berardi

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musicaround.net Rivista di cultura musicale e musicologia
© musicaround.net – Distribuzione gratuita – Anno2 – n. 89/07 – Luglio 2007
per gentile concessione di Beatrice Birardi

Intervista a Raffaello Regolidi Beatrice Birardi

Giunta alla sua undicesima edizione, la Rassegna di Musica Diversa “Omaggio a Demetrio Stratos” si riconferma un appuntamento di grande interesse, che, nello spirito del grande artista a cui è dedicata, vuole essere soprattutto un occasione per dare spazio alla creatività e alla sperimentazione. Nata come concorso per gruppi musicali emergenti, la manifestazione si è negli anni arricchita diventando ‘semplicemente’ un momento di incontro e di ricordo, un rassegna degna di attenzione sia per i gruppi e gli ospiti che ci partecipano sia perché già da un paio d’anni accoglie uno stage di canto tenuto da grandi sperimentatori della voce: l’anno scorso Albert Hera, quest’anno il vietnamita Tran Quang Hai. Anche quest’anno le selezioni sono avvenute direttamente sul sito della manifestazione (https://www.musicadiversa.it/rmdods), dove ogni gruppo ha inserito il proprio brano che è stato votato, si può dire, in tempo reale dai venti giurati. Una modalità interessante che permette a tutti di ascoltare i brani in concorso e di assistere alle votazione della giuria. I primi sei gruppi in classifica hanno partecipato alla rassegna tenutasi nell’ intima cornice del Cortile dell’Abside di Alberone di Cento (FE) il 15 e 16 giugno. Ideatore del progetto l’amico e ‘allievo’ di Stratos Raffaello Regoli, che ci ha raccontato, al termine dell’ultima serata, della rassegna e del suo rapporto con Demetrio…

Beatrice Birardi: Com’è nata l’idea di fare una rassegna musicale dedicata a Demetrio Stratos?

Raffaello Regoli: Fin da quando sono rimasto ‘orfano’ di Demetrio sentivo di dover fare qualcosa. Il problema era cosa fare e come farlo. Non mi sembrava il caso farlo subito, temevo che potesse sembrare un voler strumentalizzare l’artista mi sembrava indelicato. Così sono passati diversi anni e al sedicesimo anno ho deciso di concretizzare tutte le idee maturate fino ad allora. Così, grazie anche all’aiuto del giornalista Guido Bellachioma, è stato possibile realizzare la prima edizione che si è svolta a Finale Emilia.

B.B.: L’idea nasce quindi dal profondo legame che ti univa a Stratos, puoi parlarci del tuo rapporto con colui che è stato un tuo grande maestro ma anche un grande amico?

R.R.: Prima di intraprendere un rapporto di amicizia il mio timore era che Demetrio, come tutti i cantanti di una certa fama, fosse il ‘solito divo’ inavvicinabile, al quale accostarsi con molta riverenza. Nonostante queste paure ho trovato il coraggio e così, dopo un concerto, sono andato da lui e gli ho detto “A me piace come canti, mi interessa e lo vorrei fare anch’io”. Così lui mi risponde in un modo che non mi sarei mai aspettato: “Beh, non c’è problema perché lo possono fare tutti, anche quelli più stonati, tutti possono cantare, ovviamente è necessario un po’ di tecnica e d’esercizio, ma tutti possono farlo”. Da lì ebbe inizio il nostro rapporto, eravamo diventati amici di backstage, alla fine di ogni concerto parlavamo molto, lui mi insegnava gli esercizi da fare, ed anche quando arrivava altra gente a salutarlo non ero mai messo da parte insomma un bellissimo rapporto d’amicizia.

B.B.: Quando l’hai incontrato l’ultima volta?

R.R.: A Bologna ad un concerto. Avevo notato che fisicamente non stava benissimo, era un po’ pallido, smagrito ma lì per lì non ho dato peso alla cosa, anche perché psicologicamente stava molto bene, era uscito dagli Area e da tutti i problemi che c’erano col gruppo, sembrava alla ricerca di una dimensione più personale ed interiore. Solo in seguito ho collegato il suo aspetto alla malattia che lo stava consumando.

B.B.: Come hai vissuto la sua scomparsa?

R.R.: Per ben sei anni mi sono rifiutato di credere alla sua morte, immaginavo che avesse deciso di ritirarsi. Per vari problemi non sono andato al suo funerale e ho letto la notizia sui giornali. Poi mi sono sposato, ho avuto dei figli e ho avuto la mia ‘crisi artistica’, non volevo più cantare né suonare, pensavo solo alla mia famiglia e al lavoro.

B.B.: In realtà qualcosa sotto covava.

R.R.: Sì, qualcosa sotto c’era. Mia moglie non aveva mai visto Demetrio ma io gliene avevo sempre parlato, come si parla di un amico ad una persona a cui vuoi bene. Un bel giorno lei mi dice “Dobbiamo andare a trovare Demetrio ce ne parli sempre, ora anche noi vogliamo conoscerlo”. Così partiamo per Castel Scipione, entriamo in un cimitero piccolissimo e cominciamo a cercare. Inizialmente il fatto di non riuscire a trovare la tomba di Demetrio quasi mi risollevava allora pensavo “Ho ragione io! Non è morto” la cosa fa sorridere ma è andata proprio così. Dopo un po’ ecco la vocina di mia figlia che mi chiama, aveva trovato Demetrio. Da questo momento ho ritrovato la forza per riprendere i miei progetti e realizzare qualcosa di concreto per ricordarlo.

B.B.: Come è stata la partenza dell’“Omaggio a Demetrio Stratos”?

R.R.: All’inizio non ci sono state molte difficoltà. L’Omaggio è nato come concorso sia per attirare l’attenzione su di sé sia perché all’epoca c’era un po’ la ‘mania’ dei concorsi musicali per gruppi. Per un po’ di anni siamo andati avanti così, ma già dalla prima edizione c’era qualcosa di anomalo, nel senso che per un concorso, dedicato a Stratos, in cui premiare la creatività, qualsiasi premio appariva riduttivo. Non puoi premiare la ‘creatività’, è un qualcosa di molto più grande. Nello stesso tempo notavo che tutti i ragazzi che venivano qui ad esibirsi non avevano interesse a vincere, volevano solo esserci, era questa la cosa più importante. Da qui la svolta, abbiamo detto basta al concorso e abbiamo deciso di dividere il premio fra tutti i finalisti, organizzando quindi una rassegna.

B.B.: In tutti questi anni sul palco dell’ìOmaggio a Demetrio Stratosî si sono avvicendati gruppi e generi molto diversi.

R.R.: Sì, la manifestazione è aperta a qualsiasi tipo di proposta e il fatto che tra i finalisti ci siano stati genere musicali molto differenti dipende dalla composizione della giuria che è sempre molto eterogenea. Personamente sono interessato soprattutto alle proposte più sperimentali, ma avere una giuria di 18-20 con competenze e tendenze diverse permette di avere una selezione a tutto tondo, per questo nessun genere è escluso o privilegiato. Nel tempo si sono aggiunti alla giuria anche alcuni degli artisti che la manifestazione ha ospitato, come Albert Hera e Tran Quang Hai. Entrambi hanno tenuto anche uno stage di canto, il primo l’anno scorso, il secondo quest’anno; un’iniziativa questa nata da un’idea di Albert e che ha avuto tantissimo successo in entrambe le edizioni. Quest’anno poi i partecipanti allo stage hanno anche scritto qualche riga raccontando le loro impressioni ne ho lette alcune che mi hanno molto colpito, mi hanno emozionato.

B.B.: Qual è stata la partecipazione in questa edizione?

R.R.: Come ogni anno sono sempre tantissimi i gruppi che partecipano. Il fatto di fare le selezioni via web contribuisce a questo, perché ogni partecipante è direttamente coinvolto e può ascoltare anche i brani di tutti gli altri gruppi assistendo alle votazioni. Mi piace farlo anche perché l’utilizzo della tecnologia è qualcosa che faceva parte di Demetrio, il quale fin dalle prime idee ha sempre sperimentato guardando con interesse agli sviluppi tecnologici.

B.B.: Il fatto che chiunque, non solo i gruppi, possa ascoltare i brani in selezione e assistere alle votazioni tutto in modo chiaro è un aspetto molto positivo

R.R.: Sì, questo è un aspetto molto positivo anche per i giurati che possono gestire in maniera autonoma la votazione, possono ascolatre i brani e dare i voti in perfetta libertà e tranquillità; si evitano così anche tutte quelle complicazioni che nascono dal dover spedire i cd con i brani e riunire la giuria per le decisioni.

B.B.: Ci saranno novità nella prossima edizione?

R.R.: Sì, ci sarà una novità interessante, un qualcosa che ritengo sia nello spirito di Stratos. L’idea è quella di sottoporre ai gruppi finalisti un segmento musicale, uguale per tutti, con il quale creare qualcosa di nuovo. Questo segmento sarà il nucleo centrale di una sorta di ‘cipolla’ alla quale ogni partecipante potrà aggiungere uno strato. Non sarà un qualcosa per cui conseguire un premio, ma un tentativo di sperimentare e di dare spazio alla creatività sarà interessante vedere cosa ne verrà fuori!

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